La Svizzera sospende i colloqui con l'Italia sull'accordo bilaterale per la doppia imposizione. Ad annunciarlo è Hans-Rudolf Merz, ministro delle Finanze e presidente di turno della Confederazione. «Per parte nostra eravamo pronti a ratificare l'accordo, ma ormai i negoziati con l'Italia sono congelati sino a nuovo ordine», ha detto Merz in una intervista al giornale domenicale elvetico SonntagsBlick. La doppia imposizione è lo strumento attraverso il quale la Svizzera fissa la sua adesione ai criteri Ocse contro l'evasione fiscale. Ne ha già siglati dodici e per questo è uscita dalla lista grigia dell'Ocse.
C'è quindi un irrigidimento delle posizioni di Merz, che nei giorni scorsi, prima con una intervista a Il Sole 24 Ore, poi con la nomina di un consulente diplomatico nella persona del ticinese Renzo Respini, aveva lasciato intravedere la volontà di non sospendere i colloqui. La goccia che ha fatto traboccare il vaso delle tensioni, già in parte riempito dai contrasti sullo scudo fiscale italiano, è stata dal punto di vista svizzero l'operazione di perquisizione 76 filiali e uffici di banche elvetiche in Italia. Una operazione "discriminatoria", ribadisce Merz.
Ci sono poi le segnalazioni sulla presunta presenza di agenti italiani in incognito sul territorio svizzero, voci che hanno portato tra l'altro il Comune di Chiasso a chiedere ai cittadini una collaborazione anti-spionaggio.
«Non accettiamo di essere spiati, dobbiamo far capire a Roma che ci sono dei limiti», attacca Merz. La Svizzera, che si era già lamentata per il fatto di essere ancora nella lista nera fiscale italiana nonostante la sua uscita dalla lista grigia Ocse, e che dopo le perquisizioni aveva convocato l'ambasciatore italiano a Berna, «vuole sapere anzitutto a che gioco si gioca».
Come si possono riprendere i colloqui? «E' il ministro Tremonti - afferma Merz - che deve spiegarlo. L'ultima discussione, quattro settimane fa, era come quella con Gheddafi (tra Svizzera e Libia è in corso da mesi uno scontro politico, ndr), fattuale e civile».
«Aspetto di vedere - aggiunge il presidente della Confederazione - come Tremonti reagirà. Non vogliamo escalation, ma prepariamo misure eventuali. Non bisogna piegare la schiena davanti alle nazioni grandi». Merz ribadisce d'altro canto anche una adesione della Svizzera alla lotta all'evasione fiscale, che ha portato la Confederazione a siglare 12 accordi di doppia imposizione, come richiesto dall'Ocse.
«Non tolleriamo l'evasione - dice Merz - e d'altronde la Svizzera ha siglato una intesa sulla tassazione del risparmio con l'Unione europea ed è pronta ad ampliare l'assistenza amministrativa sull'evasione stessa».
Il presidente elvetico ricorda anche che la Svizzera ha aderito all'accordo internazionale contro le frodi fiscali, mentre l'Italia non lo ha ancora attivato.
C'è dunque uno scontro ancora duro tra Berna e Roma, anche se non è escluso che piu' avanti i negoziati riprendano. Il ministro elvetico dell'Economia, Doris Leuthard, ai microfoni della radio della Svizzera francese ha peraltro espresso una linea piu' favorevole ai colloqui.
«Bisogna cercare - ha detto la Leuthard - un dialogo con l'Italia. Non vogliamo che la Svizzera sia discriminata, vogliamo un trattamento corretto. Gli attacchi non risolvono alcun problema.»